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Giustiziata l'attivista curda per i diritti delle donne Khalaf

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

C'è anche una attivista per i diritti delle donne tra i 9 civili trucidati ieri a sangue freddo dai miliziani filo-turchi nel nord-est della Siria. Secondo quanto riferisce il Guardian, Hevrin Khalaf, 35 anni, ingegnera, segretaria generale del Partito Futuro siriano, e il suo autista, sono stati assassinati a colpi di arma da fuoco su un'autostrada dopo essere stati prelevati dalle loro auto da milizie sostenute dalla Turchia, riferiscono le forze curde. Le uccisioni di tutti e 9 i civili sono state filmate e il video diffuso in rete. "I nove civili sono stati giustiziati in diversi momenti a sud della città di Tel Abyad", ha affermato l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Nel video diffuso sulla rete, si sentono gli assassini gridare insulti mentre sparano contro i civili con le loro armi.

Funzionari statunitensi hanno confermato che il filmato è autentico. Khalaf, è stata "trascinata fuori dalla sua auto durante un attacco sostenuto dalla Turchia e giustiziata da milizie mercenarie sostenute da Ankara", ha affermato in una nota il braccio politico delle forze democratiche siriane a guida curda (SDF). "Questa è una chiara prova che lo stato turco sta continuando la sua politica criminale nei confronti di civili disarmati", ha aggiunto. Khalaf era il segretario generale del partito per il Futuro della Siria. Mutlu Civiroglu, esperto in politica curda, ha descritto la sua morte come una "grande perdita". "Aveva un talento per la diplomazia, partecipava sempre agli incontri con americani, francesi e le delegazioni straniere", ha affermato.

Intanto, in tarda serata, una clamorosa svolta. Le forze curde hanno trovato un accordo con il regime di Assad, impensabile fino a qualche giorno fa, per far entrare oltre l'Eufrate truppe di Damasco "a protezione" della cittadina chiave di Kobane. L'intesa, mediata dalla Russia di Vladimir Putin e confermata dalle parti, riguarda anche l'altra cittadina strategica contesa, Manbij, a ovest dell'Eufrate. Il tutto mentre gli americani hanno annunciato l'evacuazione dei loro mille soldati da tutta l'area coinvolta dalla campagna militare turca. La quinta giornata di guerra è stata segnata da nuovi scontri e violenze, e da allarmanti notizie sulla fuga di centinaia di familiari di combattenti Isis. Almeno un giornalista straniero è stato ucciso assieme a un reporter turco nei pressi della località di Ras al Ayn/Serekanie. Le fonti curde parlano di altri due giornalisti stranieri uccisi, ma al momento non ci sono conferme. Né si conoscono ancora le generalità del reporter straniero ucciso. Questi faceva parte di un gruppo di giornalisti, civili e miliziani curdi che si trovavano a bordo di pulmini diretti da Qamishli verso Serekaniye, assediata dalle forze arabo-siriane cooptate da Ankara e sotto il fuoco intenso dell'esercito e dell'aviazione turca.

Per l'Osservatorio per i diritti umani in Siria, sono almeno 14 le persone uccise in questo raid turco. Una decina sono civili. E su questo massacro è circolato un filmato shock in cui si mostrano le immagini di resti di corpi di donne e uomini, miliziani e civili. Tra loro ci sono diversi feriti a terra, aiutati dai primi soccorritori in uno scenario di devastazione: pozze di sangue, brandelli di corpi carbonizzati, lamiere contorte di veicoli in fiamme, il corpo senza vita di una donna.

Ufficialmente i soldati turchi uccisi sono finora due dall'inizio, il 9 ottobre scorso, della campagna militare. Ma si tratta di bilanci parziali e non verificabili in maniera indipendente sul terreno. L'Onu ha dal canto suo lanciato un allarme per il rischio che le violenze costringano a fuggire dalle loro case circa 400mila persone. Ancora secondo i dati dell'Osservatorio, in cinque giorni di battaglia ci sono già 130mila sfollati. Tra questi ci sono persone più volte costrette ad evacuare: come le migliaia di civili che oggi sono fuggiti dal campo profughi di Ayn Issa, a nord di Raqqa. Tra le 10 mila persone in fuga, oltre 800 familiari di membri dell'Isis, per lo più donne e bambini, scappati in direzioni non meglio precisate.

A contribuire alla sensazione di caos ci sono poi le notizie del ritiro delle truppe Usa dalla base della stessa Ayn Issa, a metà strada tra Raqqa e il confine turco. Secondo fonti ufficiali americane, i soldati sono pronti a lasciare le loro postazioni a Kobane e a Manbij. Proprio in queste due città chiave a ovest e a est dell'Eufrate si preparano a entrare le truppe di Damasco, che già stanno muovendo verso il nord, sostenute da quelle russe. Ma c'è il rischio di uno scontro militare diretto con le milizie arabo-siriane filo-Ankara. Queste sono infatti avanzate oggi lungo il confine, conquistando la località frontaliera di Tall Abyad. E sono penetrate nell'interno interrompendo un tratto dell'autostrada M4, a sud di Serekaniye. L'intera campagna attorno a Serekaniye è in mano delle milizie filo-turche, che hanno preso anche la collina di Tall Arqam, dove solo pochi giorni fa sorgeva una postazione americana.

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