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Migliaia in piazza in Brasile per difendere istruzione e pensioni

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Lo scorso martedì migliaia e migliaia di brasiliani e brasiliane sono scesi in piazza in difesa dell’istruzione pubblica e contro la riforma delle pensioni. Migliaia di studenti, docenti, sindacalisti, lavoratori ed attivisti dei movimenti popolari hanno denunciato il passo indietro causato dalle misure del governo di Jair Bolsonaro. Il terzo “Tsunami dell’istruzione” ha visto la partecipazione di piazza in 25 stati brasiliani, oltre al distretto federale. Secondo la Confederazione nazionale dei lavoratori del mondo dell’istruzione CNTE, ci sono state manifestazioni in più di 207 municipi .

Come durante le precedenti proteste di massa, lo scorso 15 e 30 maggio, continua a crescere il rifiuto dei tagli al ministero dell’Istruzione e della proposta di riforma delle pensioni. La novità di questa giornata è la lotta contro il progetto chiamato Future-se che stabilisce la creazione di un fondo di $ 102.000 milioni di reales (27 milioni di dollari) per attrarre investimenti privati per le istituzioni di insegnamento superiore del paese.

Rettori, ex ministri dell’istruzione e altri specialisti affermano che il progetto minaccia l’autonomia finanziaria delle università e rappresenta una minaccia per la gratuità delle scuole superiori. A Salvador de Bahia, lo “Tsunami dell’istruzione” ha portato in piazza circa 35mila studenti, docenti, funzionari e membri della società civile contro lo smantellamento dell’istruzione e in difesa delle pensioni. Sempre nel Nord-Est, a João Pessoa, capitale dello Stato di Paraíba, l’Associazione brasiliana dei giuristi per la democrazia ha partecipato alla giornata di protesta assieme a 15mila studenti e professori. Ad Alagoas, la mobilitazione si è tenuta nella capitale dello Stato, Maceió, con oltre 12mila partecipanti.

Nel Distretto Federale di Brasilia, la capitale del paese, l’atto di protesta si è unito alla prima manifestazione delle donne indigene, e si è concluso davanti al Congresso della Nazione. A Florianópolis, capitale di Santa Catarina nel sud del paese,  oltre 5mila persone si sono riunite presso l’Università federale di Santa Catarina. A Curitiba, Paraná, 10mila in piazza per l’istruzione, a Porto Alegre oltre 30mila.

 

La giornata di mobilitazione è stata organizzata dalla Unione Nazionale degli Studenti (UNE), che ha così segnalato la sua contrarietà al programma del governo, che punta alla privatizzazione del sistema dell’istruzione e per questo, denunciano gli studenti, va combattuto.

 

Dopo queste grandi proteste, la UNE ha annunciato che lancerà una campagna per allargare il consenso popolare, parlamentare e accademico e presentare al Congresso della Nazione un progetto di legge che garantisca investimenti nell’istruzione superiore e universitaria nonostante il congelamento della spesa pubblica, con l’obiettivo di annullare i tagli ai finanziamenti delle università pubbliche e degli istituti federali.

Catia Barbosa, docente dell’Università Federale Fluminense (UFF), ha partecipato alla mobilitazione di  Rio de Janeiro e ha denunciato l’assenza di dialogo da parte del ministro dell’Istruzione durante l’elaborazione del progetto di riforma “Future-se”.

 

«Il progetto è emerso dal nulla, questo nuovo ministro è al governo da pochi mesi e già si è presentato con una proposta totalmente immatura, senza dialogare con la comunità scientifica brasiliana, una proposta che distrugge la scienza e l’insegnamento superiore in Brasile, oltre alla speranza di molti giovani di poter terminare gli studi grazie all’istruzione pubblica» ha detto a Brasil De Fato.

 

A São Paulo, oltre 100mila persone hanno partecipato alla giornata di lotta. La  Polizia Militare ha organizzato dei cordoni bloccando il corteo più volte. Larissa Carvalho Mendes, studentessa di  Ingegneria Civile della Facoltà di Tecnologia di São Paulo, ha partecipato alla manifestazione raccontando l’importanza dell’università pubblica nella propria esperienza nella vita delle colleghe.

«Sono persone che davvero hanno bisogno di un lavoro per poter continuare a studiare all’università pubblica. Sappiamo che già oggi i costi non sono accessibili. Nella mia università, non ci sono quasi per nulla politiche di inclusione sociale, mense, borse di studio. Siamo qui anche per rivendicare questi diritti. Se oggi è difficile mantenersi gli studi in un’università pubblica, pagando quote mensili sarà impossibile» conclude.

 

Pubblicato su Brasil de Fato

Traduzione in italiano a cura di DINAMOpress.

Foto: Protesta sulla Avenida Paulista nella città di São Paulo. / Foto: Elineudo Meira

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