Stampa

Caro Francesco porta il Vaticano in piazza con noi

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

«Noi donne, in tutto il mondo siamo sempre state chiuse in una scatola, ridotte al silenzio da una cultura patriarcale che vuole dividerci, categorizzarci in quelle belle, quelle sexy, quelle impegnate. Da queste scatole usciremo solo con la solidarietà, perché quando le donne si uniscono non c’è niente di più potente al mondo». L’entusiasmo di Eve Ensler è contagioso. Ed è proprio grazie all’innato carisma – e al suo impegno più che ventennale per i diritti delle donne -  che la scrittrice e drammaturga statunitense (resa famosa da I monologhi della vagina) è riuscita a dare corpo alla campagna One Billion Rising che lo scorso San Valentino ha fatto ballare un miliardo di attiviste e attivisti di 207 paesi al mondo.

«L’anno prossimo vorremo in piazza con noi anche il Vaticano – dice Ensler – E per questo abbiamo scritto una lettera a Papa Francesco. È arrivato il momento che la Chiesa, come tutte le altre confessioni religiose, ponga la questione della violenza sulle donne al centro del dibattito e si impegni per sradicare questo flagello».

Ensler è arrivata a Roma per incontrare le attiviste provenienti da 19 nazioni e mettere a punto nuove strategie per portare avanti la battaglia più importante: quella contro la violenza sulle donne. «In questi ultimi anni il cambiamento c’è stato: c’è più sensibilità sul problema, più attenzione nelle leggi e più rappresentanza delle donne in politica ed economia. Ma la violenza esiste ancora – dice Ensler – e per questo dobbiamo fare un passo avanti: dire tutte insieme mai più, non dovrà accadere mai più ».

Una battaglia che ha superato le tante divisioni tra le associazioni femministe in tutto il mondo. E che le donne vogliono portare avanti non contro gli uomini, ma insieme a loro. «In Perù, dove è alto il numero delle molestie sessuali, abbiamo lavorato con il sindacato degli operai edili. E così sono stati apposti cartelli davanti ai cantieri con su scritto “Onoriamo il passaggio delle donne e le rispettiamo” e lo scorso 14 febbraio, un bel po’ di operai erano con noi a ballare sul palco» racconta Esler.

Dal mondo arrivano anche altri piccoli-grandi successi che la campagna «One Billion Rising», lanciata nel 2013, ha già portato a casa. In India, per esempio, dove la cultura patriarcale è così forte da portare una vera e propria guerra all’interno delle famiglie: padri contro madri, fratelli contro sorelle, donne contro altre donne. “Il 50 per cento della popolazione fa fatica a veder rispettati i propri diritti. E’ nella memoria di tutti il caso dello stupro di Delhi del dicembre 2012 – dice l’indiana Kamla Bhasin – Ebbene, quella violenza brutale ha portato alle manifestazioni più grandi che siano mai state organizzate nel Paese e al cambiamento della legge. Noi abbiamo con gli autisti di Tuc Tuc (taxi collettivi, ndr): sono 100mila a Delhi e abbiamo deciso di incontrarli tutti almeno per un’ora per spiegare loro la nuova legge e il fenomeno. Ora sono in tanti ad andare in giro con spillette e adesivi Respect Women».

Messaggi di speranza anche dall’Africa dove «le donne vengono mutilate, picchiate, crescono nella cultura del silenzio senza alcun diritto all’auto realizzazione – dice Isatou Toray – One Billion Rising ha dato voce a chi voce non l’aveva mai avuta, permettendo a noi donne africane di confrontarci e riconoscerci nelle donne di tutto il mondo. E finalmente dire basta».

Ed è proprio per questo che è nato il movimento che deve il suo nome alla drammatica stima delle Nazioni Unite secondo la quale 1 donna su 3 sarà picchiata o stuprata nel corso della vita. Un miliardo di donne vittime di violenza, in tutto il mondo: violenze fisiche «ma anche economiche, il problema principale in Europa»dice la croata Rada Boric che ha annunciato anche un passo avanti nei Paesi dell’ex Jugoslavia. “È appena stata approvata, a distanza di venti anni, una legge per risarcire e sostenere le donne croate, bosniache e kosovare che, durante la guerra, sono state vittime di stupro. L’anno prossimo verranno istituiti i primi tribunali di donne che giudicheranno questi casi di violenza».

Fonte (click per aprire)