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Il potere della scelta. Diritti riproduttivi e disuguaglianze di genere - micromega-online

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Il rapporto 2018 del Fondo delle Nazioni unite per la popolazione fornisce una fotografia dei trend demografici globali, concentrandosi sulla parola «scelta» e dimostrando, dati alla mano, come in tutto il mondo e per motivi differenti, la possibilità di decidere del proprio futuro sia spesso negata, in particolare a donne e ragazze, a causa delle disuguaglianze di genere.

di Ingrid Colanicchia

Che sia perché i rispettivi sistemi sanitari nazionali non forniscono i servizi essenziali, come i contraccettivi, o per le barriere economiche – lavori sottopagati, assenza di asili nido – che rendono quasi impossibile pensare di mettere su famiglia o di allargarla, praticamente nessun paese al mondo può dire di aver pienamente realizzato l’accesso ai diritti riproduttivi. E alla base di questi e altri ostacoli c’è il persistere della disuguaglianza di genere che nega alle donne il potere di prendere decisioni fondamentali sulla propria vita.

È questo, in buona sostanza, il quadro tracciato dal Rapporto “Il potere della scelta. Diritti riproduttivi e transizione demografica”, presentato in questi giorni a Roma – e in contemporanea in altre 100 città in tutto il mondo – da Unfpa (Fondo delle Nazioni unite per la popolazione) e Aidos, Associazione italiana donne per lo sviluppo.

«Le donne vedono limitate le proprie scelte in materia e questo – come spiega in apertura al Rapporto Natalia Kanem, direttrice esecutiva di Unfpa –  significa che ci sono ancora milioni di persone che stanno avendo più o meno figli di quanti vorrebbero, con implicazioni non solo per gli individui, ma anche per comunità, istituzioni, economie, mercati del lavoro e intere nazioni».

Da un lato, nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, dei circa 885 milioni di donne che vogliono prevenire gravidanze indesiderate, circa un quarto (214 milioni) non ne ha la possibilità, a causa della mancanza di accesso a servizi sanitari e metodi moderni di contraccezione. Dall’altro, nei paesi più sviluppati vi è un tasso di fertilità spesso inferiore a due nascite per donna (che è la media intorno alla quale si tende a oscillare laddove coppie e individui possono decidere in completa autonomia): una chiara manifestazione del fatto che donne, uomini e coppie riescono a prevenire maggiormente le gravidanze e a distanziare le nascite, ma anche una manifestazione di persistenti difficoltà – prima di tutto di natura economica – che affrontano quando creano una famiglia. Senza infine tralasciare la violenza di genere, diffusissima in tutte le società, che limita l’autonomia delle donne e può tradursi in matrimoni precoci e gravidanze forzate.

Il Rapporto rivela come mai prima d'ora, nella storia dell’umanità, ci siano state tra i paesi differenze così forti nel tasso di fertilità (che, a livello globale, è inferiore di circa il 50% rispetto alla metà degli anni Sessanta). La previsione è che l'Africa subsahariana contribuirà per più del 50% alla crescita della popolazione mondiale prevista da oggi fino al 2050, vale a dire 1,3 miliardi sui 2,2 miliardi di persone in più nel mondo. In 53 paesi e territori, invece, per anni la fertilità è stata inferiore al «livello di sostituzione» con meno di 2,1 nascite per donna. Tra questi, Taiwan ha oggi il tasso di fertilità più basso del mondo: 1,1 nascite per donna (anche l’Italia si colloca tra i paesi a fertilità più bassa, con una fecondità media di 1,5 figli per donna).

«Nel programma d'azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo, svoltasi nel 1994, i governi si sono impegnati a garantire alle persone la possibilità di fare scelte consapevoli sulla loro salute sessuale e riproduttiva, in quanto questione che afferisce ai diritti umani fondamentali», ricorda Kanem. «Oggi, quasi 25 anni dopo, questo continua a richiedere che sia assicurata agli individui la possibilità di decidere liberamente e responsabilmente numero e tempistica dei propri figli. E l'Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile rafforza questi principi facendo di salute e diritti riproduttivi un obiettivo specifico»: «La via da seguire è la piena realizzazione di questi diritti, per ogni individuo e ogni coppia, non importa dove o come vivano, o quanto guadagnino. E ciò richiede lo smantellamento di tutte le barriere – che siano economiche, sociali o istituzionali – che impediscono una scelta libera e informata. Alla fine – è la conclusione della direttrice esecutiva di Unfpa –  il nostro successo non sarà determinato dal solo raggiungimento di ciò che immaginiamo sia la fertilità ideale. La vera misura del progresso sono le persone: in particolare il benessere di donne e ragazze, il godimento dei loro diritti e la piena uguaglianza, e le scelte di vita che sono libere di fare».

(19 ottobre 2018)

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