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Giovane imprenditore ucciso a Mogadiscio: centinaia di ragazzi scendono in piazza

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ERANO anni che la società civile somala non usciva all'aperto per protestare. Oggi è un momento storico. I suoi giovani hanno scelto di dire no alla totale anarchia in cui versa il Paese. Hanno superato la paura, che annulla qualsiasi spirito d'iniziativa da vent'anni a questa parte, e sono scesi in strada per esprimere rabbia e dolore. A dare loro la forza e la volontà di dare voce al dissenso, è stato l'assassinio di Mohamed Mohamoud Sheik, un giovane imprenditore di 31 anni, di grande ispirazione per la sua generazione. "We are not safe", non siamo al sicuro, è lo slogan e hashtag della protesta.image Il 2 agosto Mohamed è stato crivellato di colpi d'arma da fuoco da individui non ancora identificati, nel pieno centro della capitale. Attivista e fondatore della startup Grind Mogadishu, il giovane era un modello per tutti coloro che ancora credono in una Somalia migliore, capace di risollevarsi dalle macerie di un'infinita guerra civile. Era un convinto sostenitore dei diritti delle donne e sempre in prima linea per i valori dell'accoglienza e del rispetto dell'uguaglianza. E' di una settimana fa il tweet di risposta ad un post di un somalo della diaspora che lamentava la presenza dei 40mila profughi yemeniti sul territorio somalo, perché arabi: "Gli yementi sono nostri fratelli e sono benvenuti in Somalia. Non posso credere che ci si odi tra immigrati".  A 25 anni, nel 2012, Mohamed aprì la prima tintoria somala. Ebbe l'idea dopo aver notato che gli imprenditori e i funzionari del governo si facevano lavare e stirare i vestiti all'estero. Un anno dopo, e questa la dice lunga sui valori in cui credeva, aprì il primo negozio di fiori. Un'iniziativa a dir poco surreale e visionaria, considerando le condizioni di Mogadiscio, ricoperta di macerie. "Il punto non è avviare un'impresa, ma portare avanti qualcosa di cui la gente ha bisogno", disse in una conferenza al Ted nel 2013.Aveva le idee chiare su ciò di cui il suo Paese aveva bisogno. In una conversazione con Abdi Latif Dahir, giornalista kenyano per Quartz, Mohamed disquisì a lungo su quanto la ricostruzione della capitale non dovesse passare solo attraverso la ricostruzione, peraltro discutibile, ma attraverso una nuova energia in grado di cambiare le vite dei suoi abitanti in meglio. Quell'energia che Mohamed portava alla sua gente, troppo abituata a bombe, morti e all'assenza di un futuro, è stata annientata il 2 agosto con la sua morte. Le manifestazioni di oggi sono un evento unico, storico, che gettano una luce di speranza sulla possibilità che questa tragedia possa servire a qualcosa.
Argomenti:
somalia
imprenditore
manifestazione
Mogadiscio
Protagonisti:
Mohamed Mohamoud Sheik

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