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Oxfam Italia, ecco come si lavora per prevenire comportamenti amorali (01/08/2018)

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Basta un singolo fatto negativo a mettere a rischio una reputazione e il lavoro di anni, ancora più nel mondo dell’aiuto umanitario. Lo sa bene l’ong Oxfam, finita negativamente sotto i riflettori nel febbraio del 2018 in quanto in decine di casi operatori della sezione inglese dell’organizzazione in missione post terremoto ad Haiti sono stati denunciati dal 2011 in poi per rapporti sessuali con giovani prostitute del luogo, ovvero con chi tra gli altri sarebbero dovuti essere tra i beneficiari dei progetti. Oxfam Italia, così come tutta la confederazione, non è stata coinvolta direttamente nello scandalo, ma all’indomani dell’arrivo della notizia nelle aperture dei telegiornali non si è fatta cogliere impreparata: è stato attivato un Piano di azione e ascolto globale che ha coinvolto tutto il mondo Oxfam, beneficiari compresi. Se a livello internazionale la mossa più di ampia portata è stata l’istituzione di una Commissione indipendente di alto livelloper la revisione delle pratiche adottate (compresi i casi di cattiva condotta sessuale verificatesi in passato), composta da alcuni dei più autorevoli esponenti per la difesa dei diritti delle donne, Oxfam Italia ha elaborato azioni basate su tre obiettivi: un piano di breve e lungo periodo in termini di politiche per le risorse umane e di salvaguardia; un rafforzamento della cultura organizzativa coerente con i propri valori; un consolidamento della relazione con gli stakeholder, soprattutto stimolando una loro partecipazione e coinvolgimento attivo nell’esecuzione del piano. Il 21 giugno 2018 a Firenze, nel “Workshop per il cambiamento”, è stato messo un primo punto fermo su quanto fatto e nelle giornate del 18,19, 20 settembre (rispettivamente a Firenze, Milano e Roma) i risultati saranno presentati al pubblico. “Cinque mesi dopo la crisi mediatica successiva allo scandalo abbiamo messo a punto una risposta importante, rivedendo il nostro Codice di condotta sulla base di una riflessione comune”, spiega Roberto Barbieri, presidente di Oxfam Italia.

Due persone sono state formate per effettuare attività di investigazione interna e una linea in cinque lingue è disponibile per chiunque avesse da segnalare qualcosa. “Oltre al lavoro interno, c’è da fare un’opera molto ampia per tenere alta la credibilità di noi ong, soprattutto in questo periodo”, aggiunge Barbieri. Un periodo in cui, anche a causa di mesi di delegittimazione del mondo dell’umanitario in particolare delle ong che salvano migranti in mare, lo sguardo del cittadino comune verso i cooperanti è mutato spesso in negativo come nessuno si sarebbe mai aspettato. “Oggi ancora più di prima dobbiamo metterci la faccia, non nasconderci, precisare ogni cosa, essere chiari nel comunicare quello che facciamo e risultate del tutto credibili”, sottolinea il presidente di Oxfam. Oltre a ciò, “è ora di un’azione ampia e coraggiosa del mondo umanitario, con una voce comune che finora è mancata. Noi siamo pronti”, lancia Barbieri. Partendo da un dato di fatti: “In molti luoghi di crisi umanitarie, senza la presenza delle ong la situazione sarebbe molto più drammatica di quello che è”.

Il Piano di azione e ascolto di Oxfam Italia è stato strutturato pro bono dalla società di consulenza Methodos sotto la guida di Toni Muzi Falconi e ha portato all’ascolto di volontari, attivisti, donatori, aziende, giornalisti, istituzioni, ong, ambassador, testimonial, opinion leader, esperti del terzo settore, con l’idea di trasformare la crisi in opportunità di cambiamento: tutti coloro che possono avere un’influenza nel raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione. Sono stati così mappati gli stakeholder e suddivisi in 22 categorie, poi è stato definito un campione di 153 soggetti appartenenti alle diverse categorie. Con interviste telefoniche al campione (dal 9 marzo al 9 maggio) registrate e approvate dagli intervistati, i feedback sono stati raccolti ed archiviati attraverso schede individuali. Infine, con un sondaggio online costruito sulla base dei feedback e somministrato a 55mila indirizzi mail, si è completata la ricerca. “La parte in cui le persone selezionate hanno approvato quanto da loro detto è fondamentale, perché spesso non accade e in questo caso serve proprio per rendere ancora più incisiva e autentica l’azione intrapresa”, commenta Muzi Falconi.

Quali i risultati? “Sono tre, in particolare, i comportamenti o le attitudini mentale che potrebbero creare problemi futuri: “il senso di onnipotenza, il maschilismo e il senso di superiorità”. Tre elementi centrali da riconoscere come negativi, in un mondo come quello della cooperazione “dove nel concreto dalla tua mano passa materiale vitale per i beneficiari, si pensi alla distribuzione di viveri o medicinali nei luoghi appena colpiti da una catastrofe”, sottolinea Muzi Falcone. Una volta riscontrate le criticità, si è passati all’azione, o meglio alla activation, ovvero all’uso di strategie “per disimparare i comportamenti scorretti ancora prima di imparare quelli corretti”. Questo è stato fatto il 21 giugno e sta continuando nelle singole sedi: “il percorso continua e si rinnova, tanto che sarebbe pensabile, una volta concluso, che gli spetti operatori formati possano passare le competenze anche ad altri settori, come la pubblica amministrazione, per esempio”. Una meta lontana? Forse no. Resta il fatto che il lavoro di Oxfam Italia rimarrà negli annali come un percorso virtuoso senza precedenti, e ora non c’è che da attendere il 18 settembre quando l’ong prossimo renderà pubblici i risultati completi del percorso di ascolto e presenterà la versione definitiva del Piano di azione, comprensivo delle modalità con cui si impegnerà a rendere conto dei risultati. “E con la prossima edizione dell’annual report, sarà pubblicato il censimento globale dei casi di cattiva condotta verificati e gestiti da Oxfam nell’anno precedente”.

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