Stampa

La scuola non si può nutrire di solo merito. Deve dare pari opportunità a tutti- Corriere.it

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

di Luciano Benadusi

L’impostazione della scuola è una questione di giustizia sociale e di inclusione non soltanto di riconoscimento dei talenti

Quando poco più di un anno fa è uscito il libro di Giancola e mio intitolato «Equità e merito nella scuola» (2021) non immaginavamo che il tema assurgesse a tanta importanza sia sul piano mediatico che su quello politico perché un neo-ministro dell’Istruzione avrebbe aggiunto «e del Merito» al nome del suo ministero. Il dibattito che ne è scaturito è servito però più a confondere le idee che a chiarirle. Si è confermato un vizio tradizionale del dibattito politico italiano: la dicotomizzazione e la ipersemplificazione ideologica dei concetti. Il merito è stato così quasi sempre opposto all’eguaglianza oppure identificato interamente con essa, e in questo caso addebitando alla sinistra, se critica nei confronti di tale ridenominazione, di avere tradito i suoi valori. La ridenominazione va criticata perché «monoteista» in termini di valori, ignara della lezione di Weber che più di un secolo fa aveva già scorto nella società del suo tempo il passaggio storico al «politeismo».

Una risposta complessa

Non vi è nessuna ragione per cui il merito debba essere l’unico valore di riferimento nella scuola e nella società e non debba invece convivere con altri valori. Analogo discorso per l’eguaglianza. Anche perché di entrambi si danno diverse declinazioni, alcune compatibili con una mediazione, altre no. Proprio la necessità della mediazione nel quadro del pluralismo è stato il lascito di Salvatore Veca, il grande filosofo della giustizia italiano recentemente scomparso. Una mediazione è senza dubbio la teoria dell’eguaglianza delle opportunità (per brevità EO) sbandierata da alcuni partecipanti al dibattito attuale come risolutiva, tanto da sostenere che il merito assorbe ed esaurisce in se l’eguaglianza: «Il talento è un dono: premiandolo si sconfigge il classismo» (Ricolfi, La Repubblica, 27 ottobre, 2022). Magari fosse così semplice, gli insegnanti lo sanno bene. Vediamo perché.

La giustizia

Eguaglianza delle opportunità significa concepire la scuola come l’arena di una serie di gare per il successo, basate sul talento e sull’impegno, di cui occorre però parificare i punti di partenza eliminando l’influenza dell’origine sociale dei concorrenti. Ce lo dicono le ricerche empiriche: non vi è paese al mondo ove l’influenza delle origini sociali sia stata azzerata, la «meritocrazia reale» risulta sempre più o meno spuria, come la abbiamo chiamata nel nostro libro. Dipende solo dal lassismo dei sistemi scolastici che non incentivano abbastanza l’impegno degli studenti con premi e sanzioni? No gli ostacoli sono anche altri, alcuni addirittura insuperabili. Ne era ben cosciente Rawls, il maggiore filosofo della giustizia contemporaneo, aveva sì inserito la EO tra i suoi principi di giustizia ma anche dato per scontato che poteva essere realizzata solo in misura parziale. Intanto perché per realizzarla occorre intaccare pesantemente il diritto dei genitori di assicurare ai propri figli il massimo delle opportunità educative e sociali possibili, tanto che Platone, l’inventore tutt’altro che liberale della EO, proponeva di sottrarli precocemente al controllo dei genitori e affidarli alle cure dello stato. Inoltre la riteneva anche un principio eticamente insufficiente perché l’ereditarietà genetica del talento non è meno immeritata della loro ereditarietà sociale. Diversamente da ciò che asserisce Ricolfi, la distribuzione genetica dei talenti non è casuale.

L’Olimpiade

Ad esempio, da una recente ricerca (Crapohi, PNAS, n.14, 2022) risultava che in Inghilterra il 75% del successo educativo degli studenti (al GCSE) rifletteva l’intelligenza e alcuni tratti della personalità dei genitori. Infine, i punti di partenza dovrebbero essere misurati a monte dei condizionamenti ambientali ossia alla nascita, ciò che è impossibile. Consapevole di tali limiti, Rawls nella sua teoria della giustizia alla EO, alla definita «eguaglianza liberale delle opportunità» ne ha aggiunta una «democratica», basata sulla redistribuzione dei redditi e della ricchezza a vantaggio degli svantaggiati. Che significa premiare sì il merito ma non come fonte di un diritto morale dell’individuo bensì come incentivo a prodigarsi per la crescita e il benessere della società in modo che tutti ne godano i frutti, a cominciare dai più deboli. Indirizzo la cui praticabilità dipende dalla capacità della scuola di premiare i talenti e le prestazioni degli studenti senza però trasformarsi in un’Olimpiade individualistica del merito, che premi vincitori e si disinteressi dei perdenti. Piuttosto che privilegiare la competizione assecondi il formarsi di habitus cooperativi e solidaristici. Insomma, mentre non condividiamo né il rifiuto del merito proprio di una sinistra iper-ideologica né la limitazione del principio di eguaglianza alla EO, la sua versione meritocratica.

Il criterio

Varie nozioni di merito si danno e ancora più numerose di eguaglianza. Opportunamente Giuliano Amato ha ricordato non essere senza significato che la Costituzione abbia menzionato il valore dell’eguaglianza all’art.3 e il combinato merito-eguaglianza - «i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi» - all’art.34. Perché altre applicazioni del valore dell’eguaglianza sono previste o possibili, alcune meritano di essere adottate nella scuola. Nel nostro libro, oltre che della EO e di quella che si colloca nella logica indicata da Rawls ne abbiamo tematizzate altre due: quelle «dei risultati fondamentali in funzione della inclusione» (la soglia minima delle competenze di base) e della «eguale dignità» (principio del rispetto). In un approccio pluralistico la scuola dovrebbe assumere il compito d educare al senso critico pure in materia di giustizia. Ovvero a saper discernere – anche contestualizzando a situazioni empiriche - quando sia giusto applicare un criterio di merito e quando invece un criterio di eguaglianza, e quali di essi. Oppure combinarli, e come. Perché la questione della giustizia sociale, al centro del dibattito pubblico sin dalla Grecia Antica, nella nostra educazione civica viene ancora totalmente ignorata?

4 novembre 2022 (modifica il 4 novembre 2022 | 14:08)

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna