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Quali sono gli obiettivi dell'Unione Europea per la parità di genere?

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

Come in molti altri campi, anche per la parità di genere l’Unione Europea ha una visione molto ambiziosa: un’Europa garante della parità di genere, dove violenza di genere, discriminazione sessuale e disuguaglianza strutturale tra donne e uomini non esistono più. Sono questi i macro obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere indicati nella Strategia europea 2020-2025, che guida le iniziative europee in questo ambito.

Ma cosa prevede la Strategia europea per la parità di genere? Quali sono gli obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere?

Parità di genere in Europa: un lento progresso

L’uguaglianza di genere costituisce uno degli obiettivi primari dell’Unione Europa fin dalle sue origini, come dichiarato anche nell’articolo 8 del trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE): “nelle sue azioni l’Unione mira ad eliminare le ineguaglianze, nonché a promuovere la parità tra uomini e donne”.

Tuttavia, come ha ricordato Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea:

La parità di genere è un principio fondamentale dell’Unione Europea, ma non è ancora una realtà. Nel mondo degli affari, in politica e nella società nel suo complesso potremo raggiungere il nostro pieno potenziale solo utilizzando tutti i nostri talenti e la nostra diversità. Impiegare soltanto la metà della popolazione, la metà delle idee e la metà dell’energia non è sufficiente.

Negli ultimi 15 anni si sono registrati in Europa notevoli progressi in materia di parità di genere. Nel 2020 l’UE ha ottenuto il punteggio di 67,9 su 100 dell’indice sull’uguaglianza di genere, sviluppato dall’EIGE, l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere. In particolare l’Unione Europea ha ottenuto punteggi più alti in materia di salute, denaro e lavoro. 

Ma questi progressi sono stati lenti e non hanno coinvolto tutti gli Stati membri. Uno studio del 2018 (pdf), commissionato dal Parlamento Europeo, ha infatti evidenziato addirittura un arretramento dei diritti delle donne in ben sei paesi, ossia Austria, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. I peggioramenti hanno riguardato ambiti fondamentali della vita di ogni donna, come la salute sessuale e riproduttiva.

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Emblematico il caso della Polonia, dove è in corso “una guerra in piena regola contro le donne”. Con queste parole Marta Lempart, leader del movimento per i diritti delle donne Women’s Strike, ha descritto la tragica situazione all’intento del paese, dove movimenti di destra apertamente “anti-genere” mirano a smantellare il sistema dei diritti.

Cosa prevede la strategia UE per la parità di genere 

imageHelena Dalli, Commissaria Europea per l’Eguaglianza | European Union, 2022

Elaborata dalla Commissione Europea nel 2020 e approvata in via definitiva dal Parlamento Europeo a inizio 2021, la Strategia per la parità di genere 2020-2025 indica gli obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere da raggiungere attraverso un duplice approccio: la previsione di misure dirette per conseguire la parità di genere combinate a una maggiore integrazione della dimensione di genere in tutte le misure, iniziative e progetti anche se non hanno a che fare direttamente con questioni di genere.

In particolare si prevede un impegno strategico dell’Unione Europea in tre macro-aree principali: contrasto alla violenza di genere e agli stereotipi di genere, incremento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e contrasto al divario salariale, promozione della leadership femminile.

Vediamo ora quanto previsto nelle tre aree di intervento per il raggiungimento degli obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere.

Contro la violenza di genere e gli stereotipi di genere

Secondo un rapporto del 2015 (pdf), il 33% delle donne nell’UE ha subito violenza fisica e/o sessuale, e di queste il 22% ha subito violenza per mano del proprio partner. Ben il 55% delle donne ha invece subito molestie sessuali almeno una volta nel corso della propria vita.

Le restrizioni dovute alla situazione pandemica hanno determinato un aggravamento di tali episodi. L’Agenzia delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere ha riconosciuto la drammatica portata dell’emergenza e ha introdotto il termine di “shadow pandemic” (pandemia ombra) per descrivere l’intensificarsi di abusi fisici o psicologici sulle donne ad opera di partner, ex, parenti e conoscenti.

Tali abusi sono ancora considerati di minore rilevanza rispetto a quella che viene considerata “violenza vera e propria”. Per questo l’Unione Europea intende estendere la qualifica di “eurocrimini” (ossia reati che devono essere trattati a livello europeo secondo i trattati) a tutte le forme di violenza di genere, comprese dunque le molestie sessuali, gli abusi a danno delle donne e le mutilazioni genitali femminili.

La salute delle donne, delle ragazze e delle bambine è una priorità assoluta per la Commissione Europea; uno degli obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere è quindi quello dieliminare pratiche come mutilazioni genitali femminili, aborto forzato, sterilizzazione forzata, matrimoni precoci e forzati, violenza perpetrata in nome del cosiddetto “onore”.

La parola chiave è prevenzione. Tra gli obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere, si cita lo sradicamento della mascolinità tossica, ponendo dunque l’attenzione sull’educazione degli uomini e dei ragazzi puntando alla loro sensibilizzazione verso la tematica. A tale scopo verrà avviata una rete dell’UE per la prevenzione della violenza di genere e della violenza domestica che riunirà gli Stati membri e le parti interessate al fine di promuovere lo scambio di buone pratiche attraverso fondi per la formazione e il rafforzamento delle capacità e i servizi di supporto. 

Contro il divario di genere nel mercato del lavoro

Nonostante il tasso di occupazione femminile nell’UE sia in crescita, la differenza con il tasso di occupazione maschile rimane preoccupante e si attesta intorno all’11,6%. Uno degli obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere è eliminare questo divario.

Tuttavia il Covid-19 ha peggiorato la situazione, colpendo il lavoro delle donne. Carlien Scheele, direttore dell’EIGE, ha spiegato che la ricaduta economica negativa dura più a lungo per le donne. Le donne sono impiegate nei settori che hanno subito le maggiori perdite di posti di lavoro come il commercio al dettaglio o il lavoro domestico. In Italia nell’ultimo anno 444 mila persone hanno perso il lavoro. Di queste circa il 70% sono donne.

L’accesso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro continuano dunque ad incontrare numerosi ostacoli. Lo stereotipo della “donna angelo del focolare” è ancora ben radicato nella cultura di molti stati europei. Oltre 4 europei su 10 ritengono che per una donna il compito principale sia occuparsi della casa e della famiglia. Le aspettative stereotipate hanno una forte influenza sulle aspirazioni, le scelte e in generale la libertà delle donne, le quali rischiano di rimanere imprigionate in modelli standardizzati che non corrispondono alla realtà.

Consapevole del ruolo fondamentale rivestito dai mezzi di comunicazione e dai settori culturali, la Commissione avvierà nei prossimi anni una campagna di comunicazione a livello dell’UE che riguarderà tutti gli ambiti di vita e attuerà un approccio intersezionale focalizzato in particolare sui giovani.

Migliorare l’equilibrio tra la vita professionale e la vita privata è uno degli obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere fissati nella Strategia. Si ritiene infatti che le responsabilità e i diritti in materia di assistenza familiare debbano essere equamente distribuiti tra i genitori, in modo da permettere ad entrambi di realizzarsi personalmente e professionalmente.

Attualmente in Europa il fatto stesso di essere donna è un impedimento alla carriera e la maternità un ostacolo lungo la strada verso la realizzazione professionale. La scelta di avere figli equivale per molte donne a un’uscita sul mercato del lavoro, mentre viceversa la paternità non comporta alcuna limitazione o perdita.

Norme minime in materia di congedi per motivi familiari e modalità di lavoro flessibili sono state introdotte nel 2019 dalla direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare e la Commissione si impegna a far sì che tutti gli Stati membri le recepiscano e attuino correttamente, introducendo politiche volte a garantire soluzioni efficaci in materia. 

Attraverso la Garanzia per i giovani rafforzata, la Commissione si occuperà delle donne che non hanno un lavoro né seguono un percorso scolastico o formativo, in modo da garantire pari opportunità.

imagePhoto by LinkedIn Sales Solutions on Unsplash

Sin dal 1995 in Europa vige il principio della parità retributiva per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Anche se recepito dal diritto UE, tale principio non ha trovato una concreta attuazione. Le donne continuano a guadagnare in media meno degli uomini e di conseguenza ad avere pensioni più basse. Il divario retributivo di genere nell’UE è del 15,7%, mentre il divario pensionistico di genere è del 30,1%.

Le donne europee sono esposte dunque nell’arco della loro vita ad un maggiore rischio di povertà, anche in età avanzata. Colmare questo gender pay gap è uno degli obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere attraverso misure vincolanti sulla trasparenza retributiva. Verrà rafforzato il diritto dei lavoratori di ottenere informazioni più dettagliate sui livelli salariali e verrà promossa una consultazione ampia ed inclusiva tra parti sociali, cittadini e Stati membri.

Per la leadership femminile

Sebbene in Europa le laureate superino numericamente i laureati, le donne continuano ad essere sottorappresentate in gran parte delle professioni, soprattutto in quelle maggiormente remunerative, mentre nei lavori scarsamente retribuiti e negli inquadramenti di livello più basso la presenza femminile è superiore a quella maschile.

Le donne continuano a rimanere ben lontane dal vertice. Solo 1 dirigente su 10 è donna. Solo il 7,5% dei presidenti dei consigli di amministrazione e solo il 7,7% degli amministratori delegati delle maggiori società quotate in borsa sono donne. Anche nel settore pubblico si registra la stessa tendenza. Le donne nelle posizioni dirigenziali, sia nelle istituzioni che all’interno di agenzie governative che in organi giurisdizionali, sono sottorappresentate.

Uno dei principali obiettivi dell’Unione Europea per la parità di genere è quindiinfrangere il cosiddetto soffitto di cristallo, ossia quell’insieme di barriere sociali, culturali e psicologiche che impediscono la parità dei diritti. Per raggiungere tale obiettivo verrà promossa l’adozione di una direttiva inizialmente presentata nel 2012, riguardante il miglioramento dell’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione attraverso la previsione di obiettivo minimo del 40% di presenza del sesso sottorappresentato fra i membri senza incarichi esecutivi nei consigli di amministrazione. Parallelamente la Commissione faciliterà lo scambio di buone pratiche riguardanti l’equilibrio di genere in modo da promuovere le pari opportunità.

La Commissione stessa si impegna a dare l’esempio. Dovrà essere rispettata la parità di genere all’interno del collegio dei commissari, che già ad oggi comprende il numero più elevato di commissarie nella storia dell’UE.La Commissione intende raggiungere un equilibrio di genere del 50% a tutti i livelli dirigenziali del suo personale entro la fine del 2024 e garantire la presenza di una percentuale maggiore di donne nei ruoli dirigenziali all’interno delle agenzie europee.

Obiettivi Unione Europea per la parità di genere: una questione di tutti

La Strategia europea per la parità di genere rappresenta un faro di speranza. Il documento è stato accolto favorevolmente anche da molte organizzazioni che tutelano i diritti delle donne, come la European Women’s Lobby (EWL), la cui presidente, Gwendoline Lefebvre, ha definito la strategia come “un grande primo passo per accelerare i progressi sui diritti di tutte le donne e le ragazze in tutta l’Ue”.

Bisogna però evitare l’errore di considerare la questione di genere come una questione femminile. La promozione dell’uguaglianza non comporta benefici solo alle donne ma migliora la società nel suo complesso, come ricordato dal Commissario per l’uguaglianza, Helena Dalli, la quale ha dichiarato che:

Il perseguimento dell’uguaglianza non richiede lo spostamento di nulla da un paniere all’altro. L’uguaglianza è una risorsa infinita, e ce n’è abbastanza per tutti.

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