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A Roma compare il murale con Fedez sul cavallo della Rai. E Salvini torna all’attacco: “Gli ho proposto un incontro privato”

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

ROMA. Fedez che doma il cavallo della Rai. È il murale spuntato nottetempo in via Podgora, a Roma, la strada che costeggia la sede principale della tv pubblica. L'opera, che porta la firma dello street artist Harry Greb, è intitolata Non è la Rai e rappresenta il rapper che cavalca il cavallo simbolo della Rai, sul quale sono impresse frasi estratte dal suo discorso di sul palco del primo maggio: ddl Zan, stop omofobia, censura tv pubblica e diritti dei lavoratori.

E ad occuparsi di Fedez è tornato Matte Salvini che a margine della presentazione delle proposte della Lega sull'Agricoltura ha detto che «già da prima del Concertone lo avevo invitato a un confronto», ma «per il momento non c'è una risposta. A me piacerebbe un confronto tranquillo, con o senza telecamere, dove vuole: all'autogrill, nel suo attico, dove vuole. Per parlare serenamente di futuro, libertà, diritti, arte, musica. Io gliel'ho proposto da tempo». E poi: «Penso che l'Italia abbia altre emergenze. A proposito di lavoro, il dramma della ragazza che è morta a 22 anni ieri in fabbrica, questo è un tema di cui occuparsi a proposito di lavoro».

Ovvia la difesa del rapper per voce del deputato del Pd, Alessandro Zan, primo firmatario del ddl che porta il suo nome: «Fedez è un artista che, come tanti altri, non accetta che nel Paese dove vive ci siano discriminazioni, violenze e bullismo nei confronti di persone che subiscono quotidianamente crimini d'odio per la loro condizione personale. Ha fatto ciò che negli Stati Uniti e in altri Paesi è normale: persone dello spettacolo denunciano ogni forma di discriminazione o violenza con una forma di espressione pubblica. Poi, ovviamente, la politica deve fare il suo dovere e intervenire, come ha già fatto alla Camera con l'approvazione della legge a novembre, con una grande maggioranza di deputati anche del centrodestra». Parlando a Rtl 102.5, ha affrontato anche il tema della tentata censura: «Penso che chiedere preventivamente il discorso a un artista che si esibisce sul palco del Primo Maggio, che è il palco dei diritti per eccellenza, per poi tentare di censurarlo non sia un cosa bella del servizio pubblico, ecco perché è giusto che ci sia un chiarimento anche in Commissione di vigilanza. Mi sarei aspettato delle scuse più importanti. Certo è che la Rai in questo frangente non ha fatto una bella figura. Mi auguro che queste cose non succedano più, in un Paese civile ed avanzato come l'Italia non ci può essere nessuna forma di censura». «La libertà di opinione – osserva ancora rispondendo ad alcune critiche al provvedimento – è garantita dalla nostra Costituzione. Non ci sarà mai una legge che da questo punto di vista è incostituzionale e che limita l'espressione libera delle persone. Altra cosa è l'istigazione all'odio, nessuno dovrà mai temere sulla propria libertà di opinione. Chi dovrà temere qualcosa è chi quotidianamente istiga all'odio come le frasi omofobe riportate da Fedez, di alcuni consiglieri della Lega». 

Sul caso è intervenuta a Radio24 anche la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti: «Vertici Rai da cambiare? Io penso che in questo momento saranno sottoposti a una necessaria valutazione della politica. Oggi il tema non è “cambiare o non cambiare”, ma è quale tipo di servizio pubblico vogliamo avere». Per la ministra di Italia Viva «deve esserci un'assunzione di responsabilità» da parte della Rai e da parte della politica: «La Rai deve rendere conto del suo operato ma le decisioni che la politica deve assumere devono essere di indirizzo anche politico rispetto a un servizio che deve essere dato al Paese». Ed entrando nel merito della querelle tra Fedez e i vertici Rai, ha sottolineato che «è un fatto grave, che deve essere superato e non si deve più ripetere che nel nostro Paese un artista debba combattere per avere una voce libera. La Rai, dal canto suo, deve dare seguito a un servizio pubblico di comunicazione, deve essere capace di dare voce alla libertà di voci del nostro Paese».

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