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Perché vediamo un futuro nero (più degli altri)

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

Che cosa è successo al nostro Paese per avere una visione così cupa del proprio futuro? E, soprattutto, è possibile uscire da quel circolo vizioso che sta imbrigliando le energie migliori in un viluppo fatto di lamenti e rancori? È utile ritornare a un rapporto preparato dal Censis e da Conad che ha tradotto in numeri i sentimenti prevalenti tra gli italiani. Tra i nostri concittadini soltanto il 45 % ritiene di avere pari opportunità rispetto agli altri. La percentuale sale al 60% in Francia, al 70% in Germania, a oltre l’81% in Svezia. La media europea è a quota 58%. Il 35% degli italiani è convinto che la propria condizione economica non migliorerà rispetto a quella degli altri. L’analogo indice nel 1998 era a quota 23%. La fortuna è considerata essenziale per fare strada nella vita dal 34% degli italiani, dal 20% dei tedeschi, dall’11% dei francesi, dal 6% degli svedesi e dall’8% degli abitanti del Regno Unito.

È innegabile che la crisi del 2008 abbia avuto un peso di non poco conto sulla formazione di questi atteggiamenti. Ma è altrettanto innegabile che la continua narrazione di una politica che tende a individuare problemi piuttosto che soluzioni, a cercare alibi per la propria incapacità decisionale, siano essi l’Europa, le condizioni internazionali dell’economia e comunque l’«altro», inteso come partito, corrente politica o diverso, non aiuta affatto. Quasi il 60% degli italiani confessa di risparmiare per poter fronteggiare eventi inattesi. Un Paese con questo «umore» non può pensare di riuscire a invertire il trend di una mancata crescita. Non si tratta di negare i problemi. Quanto di chiedere allo Stato di funzionare. E alla politica di fare quello che qualsiasi famiglia o impresa fa tutti i giorni: utilizzare le poche o tante risorse per lavorare sul futuro, non limitarsi a indicare le colpe degli altri o a lamentarsi per quello che non riesce a fare. La politica deve amministrare e non solo pensare alla conquista dei consensi come, purtroppo, vediamo ogni giorno.

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