dignità nella malattia

dignità nella malattia

Messaggiodi rosa il 02/01/2009, 22:24

sembra che le persone si impegnano ma che mancano i mezzi, e con gli sprechi pubblici anche in sanità. Gli appalti dati, le amministrazioni gonfiate delle cliniche private, le prenotazioni per visite o cure specialistiche a livelli del terzo mondo, ma la malasanità esiste secondoil mio modesto parere anche perchè gli addetti ai lavori si abituano ad uno stato di cose che così funziona da molti lustri e non reagiscono. Se si comportassero da corporazioni esigendo funzionalità e segnalando chi sbaglia, anche il capufficio se occorre, o il primario, e insieme pretendesso l'efficacia, e la resa efficiente senza chiudere gli occhi contro la trasandatezza e la sciatteria, io ritebngo che si vedrebbero i risultati.

rosaria
rosa
 

Re: dignità nella malattia

Messaggiodi Francesca Costa il 01/03/2009, 19:15

Gentile Rosaria,
penso che anche gli utenti dei servizi debbano denunciare le situazioni che non vanno bene e non lasciare che le condizioni di negatività vengano denunciate solo dagli adetti ai lavori, poichè nessuno meglio di chi usufruisce dei servizi si rende conto di ciò che non funziona.

Molte sono le cose che si potrebbero dire a riguardo, come per esempio che la 626 -legge sulla sicurezza - non viene rispettata, proprio nelle strutture pubbliche. Che, come evidenziato, le attese sono "impossibili" e anche dove vengono segnalati casi di urgenza.

La prima cosa che vorrei sottolineare è che ora gli ospedali sono diventati luoghi dove si curano le emergenze e i malai cronici non vengono seguiti in modo adeguato dalle strutture sanitarie e vengono affidati alle cure dei famigliari e dell'assistenza domiciliare che non risulta comunque essere sufficiente.

Spesso, anche con i malati terminali si riscontrano problematicità che la famiglia non riesce a risolvere. A questo proposito, per invertire la tendenza negativa, vorrei portare ad esempio una struttura sanitaria pubblica friulana, un caso di eccellenza, che restituisce dignità ai pazienti. Sperando che qualcuno possa prendere esempio da ciò.

Il Dott. Emilio Insacco è il dirigente sanitario che ha fortemente voluto l'Hospice di San Vito al Tagliamento (Pordenone).
Una persona dotata di una umanità fuori dal comune. E' stato lui che ha fermamente creduto e voluto attuare il progetto di questa struttura che dona dignità a coloro che si trovano nelle condizioni di non poter ambire più alla qualità della vita.

L'Hospice di San Vito è una famiglia allargata, un luogo in cui si riscoprono sentimenti che si pensavano irritrovabili nel vivere un dolore forte: serenità, dolcezza, amore, comprensione e tranquillità. Un luogo in cui si accompagnano i propri cari accuditi nel migliore dei modi. Un luogo in cui i pazienti sono rispettati proprio in qualità di persone e non nominati in base al loro numero di letto e/o di stanza.
La capacità del personale tutto è quella di donare la serenità indispensabile a chi vive questi momenti drammatici, la loro paura è attenuata ed i pazienti riescono a vivere momenti di serenità che in altre strutture, persino nelle loro stesse case, non potrebbero vivere. Un luogo in cui ci si sente protetti sempre e in cui tutti gli operatori, nessuno escluso, sono persone disponibili e con il sorriso sulle labbra.

Tutti i confort sono a portata di mano, i desideri dei pazienti esauditi, nel limite entro cui è consentito dallo stato di salute di ognuno. Il cibo... appettitoso e gustoso e non quello solito per cui le persone malate sono veramente invogliate a mangiare. I pazienti possono ricevere la vistita anche dei loro animaletti per ricreare il calore famigliare a tutto tondo. Tutte le culture sono rispettate.

La struttra all'esterno
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Uno dei corridoi dell'Hospice
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Re: dignità nella malattia

Messaggiodi Francesca Costa il 01/03/2009, 19:27

Si è mai sentito parlare di Hospice?
L'Hospice è una struttura sanitaria residenziale per malati terminali. E' un luogo d'accoglienza e ricovero temporaneo dove il paziente viene accompagnato nelle ultime fasi della sua vita con un appropriato sostegno medico, psicologico e spirituale affinchè le viva con dignità nel modo meno traumatico e doloroso possibile.
Intesa come una sorta di prolungamento e integrazione della propria dimora, l'Hospice include pure il sostegno psicologico e sociale delle persone che sono particolarmente legate al paziente (partner, familiari, amici), per cui si può parlare dell'Hospice come di un approccio sanitario olistico che vada oltre all'aspetto puramente medico della cura, intesa non tanto come finalizzata alla guarigione fisica, non più possibile ma letteralmente al '"prendersi cura'" della persona nel suo insieme.

Le differenti figure professionali che compongono l'équipe dell'hospice sono:
Responsabile medico: dott.ssa Maria Anna Conte
Psicologo: dott. Loperfido Antonio
Coordinatrice infermieristica: Donatella Piazza
Infermieri: Bigotti Cristina Rosa, Borean Eva, Dziedzic Alycia, Frison Sonia, Morassutti Lara, Stancila Claudia, Szabo Leila
Infermiera Generica: Sacilotto Marisa
Operatori Socio Sanitari: Basso Serena, Battiston Claudia, Dal Mas Emma Cristina, Fornasier Francesca, Girardo Olga
Assistente Spirituale: Don Franco Biasuzzi.
E’ garantita la presenza del ministro del culto, di qualsiasi credo religioso.

Le cure palliative:
affermano la vita e considerano la morte come un evento naturale;
non accelerano nè ritardano la morte;
provvedono al sollievo del dolore e degli altri sintomi;
integrano gli aspetti psicologici, sociali e spirituali dell’assistenza;
offrono un sistema di supporto per aiutare la famiglia durante la malattia del paziente e durante il lutto.

L' Hospice è composto da 10 stanze singole con poltrona-letto che permette la presenza continuativa di un familiare o di un amico che desideri soggiornare con il paziente, cui è garantito anche il ristoro giornaliero, da condividere con il proprio parente e/o amico.
Camere spaziose con televisore, radio, connessione per il computer, un piccolo frigorifero, dotate di servizi igienici che rispondono alle esigenze di persone non autosufficienti. Ogni paziente può portare nella propria stanza gli oggetti personali che ritiene più utili.
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Tali strutture dovrebbero essere maggiormente diffuse sul territorio nazionale, dovrebbero avere il massimo della publicizzazione poichè indispensabili a pazienti e famigliari.
http://www.ass6.sanita.fvg.it/ASS6web/p ... el=hospice

Sono fermamente convinta che accanoto alle denunce delle cose che non vanno, bisognerebbe publicizzare anche le cose che funzionano bene e fare in modo che tali prassi vengano consolidate nel nostro territorio nazionale.

Francesca Costa
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