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Intervento di Wanda Montanelli al Convegno: "Un Sattyagraha pour le Secularisme et l'état de droit - Confeence ALDE"

Consiglio Generale del Partito Radicale Nonviolento / ALDE
Satyagraha per la laicità e lo stato di diritto


Bruxelles 11, 12 e 13 Dicembre 2008

Intervento di Wanda Montanelli

Voglio subito precisare, nel ringraziarvi per l'invito, di condividere tutti e tre i punti proposti: il contrasto, soprattutto sul piano culturale, verso la pratica della infibulazione femminile, il sostegno al Dalai Lama per uno Statuto per l'autonomia del Tibet e i diritti civili del suo popolo; così come la avversione alla sciagurata politica mediorientale sostenuta dagli Stati Uniti di Gorge Bush.
Pur non condividendo sempre tutte le iniziative radicali, i tre punti posso affermare di sostenerli in pieno perché investono il campo dei diritti umani che sono presenti nel cuore di chi tiene alla piena realizzazione della democrazia.
Il Satyagraha l'ho condiviso con voi in varie occasioni contro la pena di morte, ma l'ho esercitato come lotta non violenta soprattutto per i diritti delle donne; e con me tante altre donne e uomini a sostegno delle pari opportunità. Sì, lo so che con tanti problemi nel mondo rischia di apparire perfino marginale una battaglia contro la discriminazione femminile in Italia e in Europa. Non lo è. E' di fondamentale importanza per fare passi avanti verso la democrazia compiuta
Leggendo il vostro invito a partecipare mi è sembrata particolarmente significativa la frase: "Sentiamo un senso di responsabilità drammatico. La galassia Radicale deve continuare a darsi una forma un nuovo corpo ai nostri obiettivi, nella rivoluzione globale tecnologica e antropologica di questo tempo. Questo ci impone una ri-forma anche organizzativa, strumentale, un adattamento ambientale che forse é presente nel nostro DNA politico ma che, per affermarsi, deve ricercare, ''inventare'', trovare nuova coscienza...".
Guardate, c'è tanto in queste proposte. Non so se avete preso coscienza e conoscenza di un evento epocale che è previsto che avvenga e che voi - tutti qui presenti di qualsiasi origine politica siate - non potete ignorare. Siamo alla vigilia di una rivoluzione, in termini politici e culturali.
Il mondo così com'è non ci piace, i risultati consegnati nelle mani di chi resta sono "cattivi risultati". Nelle mani la gente in maggioranza non racchiude nulla se non povertà, carestia, precariato, assenza di diritti, furto di futuro, ambiente inquinato, recessione, violenza, prevaricazione. Noi qui stiamo bene, ma il mondo è là fuori.
A 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti universali e a oltre 40 dalla Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, del 1966 appunto, non si può non accorgersi che non solo non sono raggiunti gli obiettivi, ma con la globalizzazione si sono ancor più allontanati. Anziché livellare chi stava in basso portandolo in alto, verso la dignità e il decoro esistenziale, in molti luoghi è avvenuto il contrario: si sono abbassati i livelli di dignità, qualità della vita, diritti a delle donne, dei bambini.
I cosiddetti paesi in via di sviluppo sono sempre più in via di sottosviluppo, il limite al peggio sposta sempre più in là i suoi confini: dalla drammatica questione del Traffico di organi, con un 10% di trapianti illegali di rene effettuati nel mondo nel 2007 (dati ufficiali della Organizzazione Mondiale della Sanità), allo stato di Schiavitù in cui sono ridotte 27 milioni di persone nel mondo, per un giro di affari di 31 miliardi di dollari (stime delle Nazioni Unite), con 600mila esseri umani venduti annualmente in Europa (dati diffusi dal Consiglio d'Europa), il 43% dei quali destinati al mercato del sesso e il 32% al lavoro forzato. E il capitolo relativo alla schiavitù minorile e agli Abusi sui minori presenta contorni ancora più gravi e dolorosi: mentre nei paesi sviluppati il 100% delle nascite è registrato di routine, in quelli in via di sviluppo - secondo il rapporto fornito da Carla Abouzahr dell' Health Metrics Network - ben il 40% non lo è. Questo vuol dire, in termini concreti, che 48 milioni di bimbi non vengono mai registrati. Nei paesi più poveri 3 nascite su 4 non risultano da nessuna parte. Nell'Africa sub-sahariana un bimbo su due, nel Sud-Est asiatico 2 su 3. E il quadro è, se possibile, ancora più critico per quel che riguarda i Decessi.
Persone in Stato di povertà e Morti sul lavoro sono poi le "altre crisi" a cui occorre dare presto una risposta e che crescono in proporzione all'aumento del profitto e del precariato. Violenza, guerra, Violenza alle donne. Solo in Italia quasi 7 milioni di donne sono coinvolte.
Ma anche se parliamo di ambiente, di economia, di natura, di leggi. Di quale tra queste cose, in questo momento storico della fase evolutiva umana, si può dire che non vada male?
Dall'effetto serra, alla moria di api, fino alle carni alla diossina, la mucca pazza, il latte alla melamina, dalla recessione ormai globalizzata, alla scadente moralità come modello di vita, i tanti focolai delle guerre e, ancora, la pena di morte.
L'egoismo e l'illusione che il benessere di pochi possa non avere ripercussioni sul proprio ambito. Si è rivelato un grosso errore.
Come il battito d'ali della farfalla in Amazzonia che provoca l'uragano negli Stati Uniti, così l'incuria il disprezzo delle leggi umane, si ritorcono contro chi li pratica. E' illusione che non dura il pensare di poter stare bene in pochi mentre tutto il mondo va a rotoli. Parliamo dell'Italia. Del problema morale, o meglio del problema immorale. Dalla Campania seppellita per anni dai rifiuti con sprechi di denaro inversamente proporzionali all'incapacità (forse voluta) e/o all'arricchimento dei suoi dirigenti; all'Abruzzo commissariato, alla Toscana con gli amministratori indagati.
Questo mondo così fatto non ci piace.
Il mondo che non ci piace è unilaterale. Fatto a immagine e somiglianza maschile. Manca l'elemento donna, il confronto con metà dell'umanità. . Perché alte mura tengono a parte la componente femminile. E' assente da questo mondo parziale, la ideazione, programmazione e gestione delle cose politiche e sociali fatta da persone, anche se donne, che potrebbero avere un loro punto di vista, per voler cambiare le impostazioni fin qui messe in pratica che hanno dato risultati nefasti.
Non ci piace questo mondo così parziale . Ha vinto l'egoismo dell'arricchimento sfacciato contro il precariato della quotidianità; ha vinto l'economia canaglia contro un sistema economico a misura umana; ha vinto il disprezzo delle leggi di natura per in benessere momentaneo; ha vinto la previsione a breve termine e la cecità. Ma le vittorie di Pirro sono catastrofi, ed è questo che ci consegnate: una disfatta su tutti i fronti. I risultati non ci piacciono.
E' troppo chiederci di assistere ancora impotenti. Quanti punti della convenzione di 60 anni fa sono ancora disattesi? Per quanto tempo dovranno ancora restarlo? Dal diritto a non essere sottoposti a trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (art. 5), al diritto a una reale uguaglianza e a non essere discriminati (art. 7), al diritto a non essere tenuti in nessuna forma di stato di schiavitù o servitù (art. 4). Il diritto a una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri un'esistenza conforme alla dignità umana, se necessario integrata da altri mezzi di protezione sociale (art. 23).
Fino al diritto di partecipazione, attraverso periodiche e veritiere elezioni, al governo del proprio Paese (art. 21).
Non ci piace anche, e soprattutto, la condizione in cui si trovano a dover versare le donne.
Non si può accettare la morte civile e politica delle donne costrette a non esistere politicamente. Tranne poche isole, le donne in Italia non hanno diritto di avere idee, progetti, propri. Non si può accettare che solo propaggini umane della componente maschile (salvo rari casi) abbiamo l'opportunità di entrare seppure marginalmente nei luoghi delle istituzioni. Là dove si decide il futuro di tutti.
Non si può accettare la, beffa dell'art. 51, 2, 3 della costituzione italiana, la cooptazione al ribasso e mancanza di trasparenza nei confronti degli elettori e di rispetto verso l'istituzione fondamentale della nostra repubblica, il Parlamento
Privare una parte della società, quella femminile, quella storicamente meno forte e radicata, delle risorse previste per legge per la promozione politica delle donne è, anche questo, un qualcosa di profondamente sbagliato, che non va bene e che sa di beffa in aggiunta al danno
Secondo i dati recentemente diffusi dal Parlamento Europeo l'Italia è, con appena il 16,7% di eurodeputate, al quart'ultimo posto per presenze politiche femminili a Strasburgo - i dati internazionali dell'Unione Interparlamentare (Uip) sulle presenze femminili nei parlamenti dei singoli stati. L'Italia è ancora mortificata al 68° posto, a distanza siderale dai ‘soliti' Paesi scandinavi, mentre al 67° si collocano, ex-aequo, Uzbekistan e Tagikistan
L'antropologia, la sociologia, la psicanalisi entrano in tutti i comportamenti occlusivi dei diritti delle donne. Cosa c'è infine dietro l'emarginazione femminile? il voto delle donne è un elemento essenziale nella contesa politica, ma, emerge dalla ricerca che la partecipazione femminile è, consciamente o inconsciamente, sentita come qualcosa di strano, di anomalo, che si sottrae all'ordine "naturale" delle cose. Dal nesso tra costruzione dello spazio nella psiche maschile e in quella femminile, di come esso differisca tra di esse, delle ineluttabili implicazioni che ciò ha per la vita politica, E' moderno un paese che s'accorge che lo spirito di empatia di cui le donne sono portatrici può espandersi e "cambiare il mondo.
Allora vi dico com'è che dovrebbe essere, a partire dal fatto che solo una rivoluzione copernicana nella gestione delle cose può fare un vero cambiamento. Un rivoluzione "dolce" ma rivoluzione.
Per avere la meglio su quella paura di competere ad armi pari, su quella vigliaccheria e quella prevaricazione di parte degli uomini di potere, che del potere non raramente si appropriano con mezzi al limite della liceità, che origina recinti blindati entro i quali impinguare, lasciando al di fuori ogni fattore di democrazia, di libertà, di progettualità, di pulizia morale. Specie se femminile.
Andrew Samuels, analista junghiano nel suo testo d'analisi, recita alla lettera che "il problema non è quello di far diventare donne gli uomini o di trasferire aristofanescamente il potere nelle mani delle donne. Il problema è quello di far diventare «umana» la società; una società nuova quale premio da conseguire grazie alla più profonda rivoluzione verificatasi nel corso della storia umana: l'emergere della donna come soggetto nella vita pubblica. Un tesoro che non ha prezzo, se riusciamo a conseguirlo.

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