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LA PORNOGRAFIA DELLA MORTE CHE ABBIAMO NEGLI OCCHI NON E’ CULTURA. DA MONETA IN VIRGINIA A TUTTO L’ORRIDO DEI MEDIA

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Nell'effetto "Werther" è la negatività esaltata che diviene oggetto di emulazione per uscire dal nulla della propria esistenza

Le parole sono pietre. Dette in televisione sono armi pericolose. Le immagini sono micce per propagare la violenza fino alla deflagrazione. Parole e immagini sono disponibili per tutti anche quando scottanti: i sani di mente, i depressi, gli esaltati, i pazzi. Le ripetizioni sui news media dilagano all'infinito il messaggio negativo, che spesso è solo volgare e insulso, talvolta è pericolosissimo perché riassume in sé un racconto, una scuola istantanea di violenza che non ha altri significati che quello di rendere protagonista per un giorno la persona, vuota di sé, che decide emulare la nocività. Bisogna smetterla.

Per favore non mettete foto sanguinolente nello spazio della mia pagina di facebook. Appartengo ad una generazione che ancora ha ripulsa delle immagini cruente. Ce lo hanno insegnato da piccoli. La goccia di sangue che sgorga da un dito dopo una puntura di spillo mette i brividi e procura dolore. Anche se non è nostra. Si entra in empatia con chi è ferito tanto da sentire fitte nel proprio corpo. Questo non ha nulla a che fare con il coraggio. Potrei essere una guerriera costretta a fare una battaglia tanto da guardare in faccia la morte. In tal caso non avrei paura. Ma il dolore nel vedere il sangue umano scorrere non lo tollero. La linea di demarcazione è lì. Nell'essere umani o alieni. I mass media hanno abituato generazioni intere a non badare al dolore (quello degli altri). Hanno insegnato a guardare con il teleobiettivo dentro corpi feriti senza provare nulla se non curiosità, quando non addirittura gusto per l'orrido. In entrambi i casi il disprezzo verso l'uomo è entrato nelle nostre esistenze. Cinismo. Sguardo amorale sui supplizi altrui che riduce a ben poca cosa noi stessi. Bisogna tornare a capire che non è un gioco pubblicare filmati. Troppa ignoranza dilaga sui Social, e non è colpa degli ignoranti. Troppa ignoranza dilaga in Tv, ed è colpa degli ignoranti. Rammentiamo Karl Popper e la "patente per la tv" che consigliava nel suo "Cattiva maestra televisione". La tv può essere scuola di violenza o di dabbenaggine. Raramente è puro divertimento o informazione utile. Quasi mai è educativa, e non si pretende che lo sia se non in opposizione a tutte le volte che è "diseducativa" trasmettendo volgarità, illusioni e falsi storici. Gli effetti dei media nuovi e vecchi si deve conoscerli per non far danni. Oltre ai suicidi seriali c'è un'ampia casistica di omicidi seriali. Dopo il delitto di Meredith Kercher commesso da Amanda Knox e Raffaele Sollecito, a Parigi, una certa Jessica Davies, 28enne sotto l'effetto di droga e alcol, ha sgozzato il proprio amante per emulare Amanda Knox, e durante l'interrogatorio ha rivelato che a darle l'ispirazione è stata la morte di Meredith Kercher.

Lo studio della psicopatologia sui risultati deleteri dei messaggi negativi riconduce già da tempi lontani al famoso effetto Werther, così definito da Brigham nel 1844 nella prestigiosa rivista "American Journal of Insanity, in cui scriveva: "Un semplice paragrafo di cronaca giornalistica può suggerire il suicidio a venti persone", e dava il nome al fenomeno riferendosi a "I Dolori del Giovane Werther" che moltiplicò i suicidi tra i lettori del romanzo di Goethe. Gli esempi sono tanti. In Colorado, negli Stati Uniti, due ragazzi di 17 e 16 anni hanno ucciso una bimba per emulare le gesta dei personaggi del videogioco Mortal Kombat. Numerosi sono pure gli omicidi derivati dal film di Oliver Stone Assassini nati (Natural Born Killers). Negli Stati Uniti si intentano e vincono cause con risarcimenti miliardari per questo tipo di danno da mass media. Diversi parenti di vittime hanno fatto causa contro Stone, come i parenti di due donne uccise in un sobborgo di Salt Lake City (Utah), il cui assassino Nathan K. Martinez risiedeva in un motel in Nebraska. Una volta catturato l'uomo ha detto di aver visto il film dozzine di volte e di essersi rasato per meglio compenetrarsi nel ruolo dell'assassino e somigliare di più al personaggio interpretato da Woody Harrelson.

In questi giorni la storia si ripete con l'assassinio in Virginia di Vester Lee Flanagan. Un brutto filmato gira dappertutto. Non ci sarebbe motivo di mandarlo in onda né di vederlo, e non c'è motivo di pubblicare tutto il sanguinolento che la modernità cafona ed estranea all'umano genere divulga. Che schifo. 

Wanda Montanelli


Vedersi morire

A Moneta, in Virginia, un uomo che si chiamava (poi si è ammazzato anche lui) Vester Lee Flanagan, 41 anni, ha ucciso la collega reporter televisiva Alison Parker, 24 anni, e l'operatore Adam Ward, 27 anni, mentre erano in onda per un'intervista, e mentre lui stesso li filmava. Poi, prima di uccidersi, ha postato il suo compitino su Facebook e Twitter. C'è qualche cultura, o razionalità, in cui ingabbiare una cosa così? Non si scrivono cazzate da cinefili per ingabbiare la follia. Ma per provare a dire che siamo troppo abituati alle immagini. Siamo purtroppo abituati agli sgozzamenti con bella regia dell'Is. Ai pazzi che filmano la strage e la mettono su Fb. O che registrano prima il loro proclama di morte perché qualcuno "sappia" di loro, del loro mondo bacato, subito dopo. Noi tutte queste cose le abbiamo viste, e un tempo ci parevano forse bel cinema. Ma ora ci sentiamo corazzati da altro, dai nostri stessi occhi non più vergini delle "morti in diretta". Le guardiamo, ma non è darci una ragione del mondo, non è cultura. E' pornografia. La pornografia della morte ce l'abbiamo negli occhi, è la nostra soggettiva quotidiana. E pensiamo di essere pronti a tutto. Il salto in avanti di Vester Lee Flanagan, il suo omicidio filmato in soggettiva e messo online è solo un salto in avanti di quello che possiamo vedere. O, forse, è qualcosa che dice altro. Ma non so in quale

di Maurizio Crippa (continua a leggereVedersi morire - Il Foglio


Bryce, il Jihadi John della Virginia che voleva vendetta 

Bryce, il Jihadi John della Virginia che voleva vendetta [n una perfetta composizione di tutto ciò che di tragico e di demenziale fermenta nel ventre della società contemporanea ed esplode in America più che altrove, l'omicidio a freddo di una giornalista e di un cameraman in Virginia racconta il tempo della follia esibizionista globale...] Bryce, il Jihadi John della Virginia che voleva vendetta in ..., di Vittorio Zucconi, Repubblica.it


Omicidio diretta, intervista allo psichiatra Vittorino Andreoli:

"In un mondo di nessuno, si diventa qualcuno facendo spettacolo con la morte". Siamo nel pieno di una degenerazione sociale, in cui sono saltati tutti i principi e tutte le regole. E non ci sono più gli esempi. Omicidio giornalisti in diretta, intervista allo psichiatra Vittorino [Tutti danno la colpa di tutto alla televisione."Le ricordo che già alla fine degli anni Sessanta, dopo la programmazione di un film con un suicidio dal ponte di Brooklyn, si registrò un aumento consistente di casi di emulazione. Non c'è dubbio che ciò che vediamo in televisione abbia un effetto e non c'è dubbio che la televisione abbia una precisa responsabilità nella spettacolarizzazione della morte. Incita alla rincorsa dell'omicidio titanico...". ]

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